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La violenza nella coppia Guastalla

La violenza nella coppia

Abbiamo assistito, a livello storico e sociale, ad un grande mutamento dei ruoli di genere. Particolarmente significativi sono stati la caduta del patriarcato e l’emergere di un nuovo ruolo connesso alla donna, soggetto che si è imposto in maniera sempre più attivo non solo in ambito familiare ma anche nel contesto sociale. Contemporaneamente all’uomo è stato tolto il ruolo di unico detentore del potere, evento che può avere generato in alcuni casi una reazione di violenza di questo contro l’universo femminile.

Ecco perché emerge l’esigenza di riflettere su come poter cotruire un ruolo diverso per entrambi. Esiste a livello culturale una differenza tra essere uomo ed essere donna ma ciò non può condurre a relazioni basate sulla differenza di potere nè tantomeno legittimare la violenza. Piuttosto, deve essere intesa come possibilità di esprimere risorse differenti.

La responsabilità della violenza che, purtroppo diverse delle mie pazienti subiscono o hanno subito all’interno della relazione di coppia, non può essere, a mio avviso, letta esclusivamente come responsabilità di un uomo violento che esercita attribuita esclusivamente al partner. Anche la vittima, infatti, gioca la sua parte, contribuendo a mantenere con il suo comportamento la relazione violenta. Ciò non significa legittimare la violenza, sempre e comunque non ammissibile. Piuttosto, comprendere e lavorare sulla situazione, a partire dall’idea che aggressore e vittima contribuiscono, insieme, a mantenere la tremenda dinamica di abuso di potere.

Nella mia esperienza clinica incontro donne di età, cultura, condizione sociale molto diverse, che arrivano in studio raccontando di essere innamorate di un uomo che, affermano, da una parte le ama moltissimo e dall’altra non è mai contento di loro. Tanto da umiliarle a parole e a fatti o ad arrabbiarsi quando loro non sono come lui vuole e, addirittura, a colpirle con oggetti o a picchiarle. Spesso non riconoscono la gravità della situazione e mi chiedono come poter lavorare per migliorare o se stesse, diventando compagne più amabili e più brave, o la relazione di coppia. Si sentono in colpa per non essere adeguate e per essere in qualche modo le responsabili dei comportamenti violenti del partner. Non si rendono minamente conto che stanno vivendo una situazione malata dove viene violata innanzitutto la loro identità di persone, di donne; la loro dignità, il loro valore. Spesso, dal racconto loro passato, emergono storie familiari di violenza o di abuso di potere dove la donna, (figlia e/o compagna e/o sorella), subiva ed accettava il ruolo di vittima o non veniva difesa da chi invece aveva il dovere di farlo. Sono persone che si sono abituate ad esaudire qualsialsi aspettativa posta loro dalla persona amata. Sia per il terrore di non essere mai sufficientemente adeguate ai loro occhi, che per l’angoscia di essere abbandonate perchè di poco valore. Non hanno potuto sviluppare una sufficiente autostima nè tantomeno una buona capacità di stare da sole. Si legano a chi sembra amarle in modo totale tanto da arrivare a giustificare, come segno di gelosia o di eccessiva possessività o di propria inadeguatezza, la violenza compiuta.

Incontrare queste donne significa innanzitutto ascoltare la loro paura, la loro soffrenza, il loro disgusto per se stesse. Poi, accompagnarle a scoprire la loro bellezza, a rispettare la loro identità, a riconoscere il loro valore. Ed a comprendere che la violenza di nessun genere è mai giustificata. Significa sostenerle perché, pian piano, si rendano conto che, senza volerlo, mettono in atto comportamenti che sollecittano l’agressore. Lavorare perchè colgano quanto sono “figlie” e, purtroppo, inconsapevoli sostenitrici, delle terribili aspettative della cultura maschilista, così che possano, oltre che a lasciare il partner violento, evitare altre relazioni di violenza e educare, se è o sarà loro compito, i propri figli al rispetto delle differenze di genere.

“La dignità non ha prezzo, quando si iniziano a fare piccole concessioni, alla fine perde ogni significato.”
(Josè Saramago).

Dott.ssa Rossella Rovesti
Psicologa Psicoterapeuta a Guastalla e Reggio Emilia


Dott.ssa Rossella Rovesti

Psicologa Psicoterapeuta

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